....sentivo dei rumori un leggero brusio, la luce filtrava dalle persiane, ormai era già mattina.Gli occhi con grande difficoltà riuscii ad aprirli vedevo tutto sfuocato, appoggiai la mano sul comodino misi gli occhiali e con un velocità di un bradipo indossai le pantofole e una maglia di una tuta con un bel 36 e la scritta Dallas Cowboy stampato sul davanti.
Che freddo che faceva, prima di uscire dalla stanza notai mio fratello che si girava nel letto con tutto il piumone addosso.
Aprii la porta della camera e la richiusi velocemente dietro di me, l' aria era ancora più fredda e quello che da camera mia pareva un brusio adesso capii che era l' aspirapolvere di mia madre.
Le diedi il buongiorno mi lavai il viso e i denti e mi catapultai giù dalle scale, arrivato davanti alla porta di cucina mi soffermai a sentire il fischiettio di mio padre per qualche secondo.
Come apri la porta un ondata di calore mi investì, gli occhiali mi si appannarono e io prontamente li tolsi e li tamponai con un fazzoletto, diedi il buongiorno al mio babbo che contraccambiò e feci colazione con un abbondante tazza di latte.
La stanza era invasa da un odore di soffritto, sulla tavolo c' era la spianatoia con farina, uova, la macchinetta per stirare la pasta, vicino all' acquaio c'era un tagliere con della carne di manzo che mio padre stava tagliando a coltello per poi macinarla.
Mi chiese se lo volevo aiutare e io al volo iniziai, con il macina carne ridussi tutta la carne in macinato che versai nell' abbondante soffritto che iniziò a sfrigolare ancora di più, quando la carne fu ben rosolata mio padre prese due fette di pane e ci versò sopra questa leccornia e ce le mangiammo tutta di un fiato.
Versammo poi del concentrato di pomodoro e dei pelati, aggiustammo di sale e pepe e a fuoco lento lasciammo cuocere questo splendido ragù per un paio d' ore.
Non mi accorsi fino a quando non ci fu uno scoppiettio che il camino nell' angolo della stanza era acceso e mio padre con cura aveva sistemato gli spiedi vuoti e il girarrosto, intanto aveva impastato la farina e le uova e con la macchinetta stirava le sfoglie sottilissime, le lasciammo asciugare.Presi l' impasto dei tortelli di patate e con diligenza copiavo la quantità che aveva fatto il babbo per il ripieno di ogni tortello, prima feci una sfoglia poi l' altra e un' altra ancora, chiudemmo tutte le sfoglie e con un coltello rifilammo il tortello per poi chiuderlo in maniera grossolana avendo cura di serrare il bordo con le punte di una forchetta.Ormai il pranzo della domenica era quasi pronto mancava solo l' arrosto, prendemmo gli spiedi e giù con un pezzo di manzo una foglia di salvia un pezzo di sfilatino, pezzo di salsiccia un' altro pezzo di sfilatino un uccellino (mio padre ne era ghiotto) e ancora una foglia di salvia..
La preparazione era terminata io e il mio babbo avevamo concluso il da farsi, ora c' era la parte più difficile, pulire.
Una volta data alla cucina un parvenza più umana e messo il pentolone con l' acqua a bollire apparecchiammo con una bella tovaglia a quadretti verdi con i piatti belli massicci che oggi non fanno più e con dei bicchieri con disegno o forma diversi e le forchette e coltelli tutti spaiati, era un pranzo in famiglia non una cerimonia mi ripeteva mio padre quando gli facevo notare che il bicchiere della Nutella lo avevo solo io.
Ormai era tutto pronto chiamammo mio fratello e mia madre e ci mettemmo tutti a tavola a mangiare questi ottimi tortelli di patate al ragù nostrano, un eccellentissimo arrosto con dell' insalata, e una buonissima zuppa inglese che mia madre aveva preparato il giorno prima.
Come al solito io e mio padre mangiammo pochissimo perché quei sapori, odori, profumi ci avevano già saziato ancora prima di cominciare a mangiare.
Partecipazione concorso indetto da Sigrid